LA PORCHETTA DI GUIDO
ORIGINI DELL’IDEA
Preambolo:
Sono
sposato dal 2001, da allora tutti gli anni il giorno di Natale, in occasione
del pranzo, io più un nutrito gruppo di persone, ci rechiamo presso la casa
delle feste. Un casale rurale ristrutturato situato nella campagna del Polesine.
La riunione comprende sia il ramo familiare di mia moglie sia il mio; in tutto
una quindicina di persone. Per essere precisi per quanto riguarda la mia
parentela, praticamente l’interezza, per quanto riguarda quella di mia moglie
una piccola parte. In ogni caso questo gruppo si ritrova spesso e volentieri; data
inoltre la frequenza degli incontri, non necessariamente alla casa delle feste.
Ogni ricorrenza identificabile oramai come pretesto, è buona: battesimi,
compleanni, fiera paesana, sabato, o altri avvenimenti di straordinaria
importanza.
L’illuminazione:
Per
motivi di lavoro sono a contatto costante con il mondo della conservazione e
trasformazione degli alimenti. Realizzando vicino a Viterbo un laboratorio per
la produzione di preparati per macelleria o come dicono loro, norcineria, ho
assistito, tra le altre cose, a tutte le fasi inerenti al posizionamento e
collaudo di un forno per porchetta. Da questa visione e sorta l’idea di creare
una pietanza che potesse essere un secondo buono, sufficientemente sostanzioso,
desueto per la nostra dieta, conviviale e che in parte potesse tener testa,
anche se in maniera parziale, ai salami, ai cotechini e alle bondole (nome di
un particolare insaccato di carne di maiale, originario di queste parti, che ha
come impasto una via di mezzo tra i salami da taglio ed il cotechino) prodotti
dallo zio di mia moglie. Questi ultimi ottenuti da un maiale scelto quando era
un lattonzolo, fatto allevare da un contadino amico. Sottolineo il fatto che da
queste parti, tradizionalmente, non si produce il prosciutto per via delle
difficoltà della sua stagionatura, quindi tutta la carne pregiata serve a fare
salami, cotechini, ecc…. Evito di parlare dell’abbinamento con il vino prodotto
dal vigneto acquisito ultimamente dallo zio ottenuto seguendo tutte le fasi che
vanno dalla vendemmia di gruppo in poi seguendo le regole decise quando si
adorava Bacco, bevuto in occasione del pranzo dello scorso Natale.
Ritornando
alla mia pietanza non si può definire una vera porchetta. Un maialino intero,
seppur piccolo, sarebbe una quantità di carne eccessiva, che verrebbe alla fine
sprecata; però le somiglia molto, sicuramente come gusto, colore e forma
(ovviamente eliminando la testa). La prima volta che l’ho fatta e stato in
occasione del battesimo di mia figlia, proponendola durante il rinfresco, che
per propria natura ha bisogno di cibo che possa essere reperito direttamente
dai commensali. Un successo: buona, bella ed inaspettata. Per l’esattezza erano
inaspettati anche: il prosciutto di Parma particolare reperito da fonti
altrettanto particolari (si veda il mio mestiere), i salami fatti dallo zio, le
tartine create con una crosta di polenta ed un pezzetto di stoccafisso
mantecato fatte dalla zia, ed altre cose del genere, molte cose del genere.
Io
mi sono sposato direi tardino, senza saper fare nulla tranne il caffè. Dopo un
periodo di qualche anno di alimentazione tramite dieta a base di stacchino,
prosciutto crudo, insalata, le due mamme e svariati ristoranti in cui siamo
chiamati per nome, serviti e riveriti; ho deciso di cominciare a cucinare. Ora
cucino praticamente solo io: pranzo, cena e cene varie. Mi piace, mi diverto e
mi rilasso; una delle parti che trovo più belle è andare a reperire gli
alimenti giusti per ottenere i piatti che ho in mente. Diciamo che devo
migliorare sulla gestione del pentolame vario, ma ritengo di essere sulla buona
strada.
Concludo
sperando che in poche righe io sia riuscito a trasmettere come, la mia famiglia
o il gruppo di cui faccio parte, viva e goda nel trovarsi a tavola, sia che ci
sia la porchetta sia che non ci sia.
Io
alla casa delle feste
RICETTA: porchetta di
Guido
15
persone
-
Pancetta
di maiale fresca, non arrotolata (circa un “foglio” quadrato di 30 cm per 30 cm con spessore
solitamente di 6 o 7
centimetri ) con la cotica, 3,5 kg
-
Magro
di maiale, filetto 1,2 kg
(deve essere di forma cilindrica con lunghezza pari alla dimensione della
pancetta, in questo caso 30 cm )
-
Un
pezzo di sola cotica della dimensione della pancetta (30 cm per 30 cm )
-
Aglio
3 spicchi tritati
-
Sale
fino 5 cucchiaini
-
Pepe
nero macinato 4 cucchiaini
-
Pepe
bianco macinato un cucchiaino
-
Finocchietto
macinato 10 cucchiaini
-
Rosmarino
fresco un rametto tritato ed uno intero
-
Rosmarino
secco macinato 2 cucchiaini
-
Scorza
di un limone grattato (solo il giallo)
-
Alloro
5 foglie tritate
Inoltre:
-
Filo
per legare gli insaccati che resista alla temperatura del forno
-
Ago
tipo per materassi (deve essere sufficientemente grosso da poter essere usato
con una mano, non solo con le dita, deve essere solido per forare la cotica)
Preparare
una mistura ben amalgamata di aglio, sale, pepe nero, pepe bianco,
finocchietto, rosmarino fresco tritato, rosmarino secco, scorza di limone ed
alloro.
Prendere
la pancetta e con un coltello a lama lunga praticare un taglio dividendo la
parete di 6 centimetri
(altezza) partendo da un lato del quadrato, arrivando fino al lato opposto (il
risultato deve essere a livello visivo come un libro aperto nelle sue pagine
centrali, fermarsi nel tagliare a qualche centimetro dalla “rilegatura” del
libro ipotetico).
Con
l’ago ed il filo per insaccati legare la cotica al lato esterno della pancetta,
ovviamente quello senza cotica, lasciando la parte incisa sempre verso l’alto.
La
cucitura deve avvenire solo nel lembo esterno.
Aprire
a libro la pancetta e cospargervi sopra la mistura di spezie, ora riporre il
filetto al centro di una delle metà dei lembi della pancetta.
Arrotolare
tutto e legare stretto, facendo attenzione che la cotica cucita non si sposti,
inserire sotto la legatura il rametto di rosmarino intero, a contatto con la
carne viva.
Scaldare
il forno a 180 ° C, riporre l’arrotolato ottenuto in una teglia e cuocere per 5
ore e mezza. A metà cottura girare su se stessa la porchetta.
Estrarre
dal forno almeno 30 minuti prima di mangiare.
Si
può sfruttare il grasso che ovviamente cola dalla carne per cuocere delle
patate, in pratica basta prendere dalla teglia della carne del grasso sciolto e
riporlo in una pirofila con delle patate tagliate a spicchi abbastanza grossi,
mettere del rosmarino, dell’aglio e del sale grosso. Bisogna fare però
attenzione nel prelevare il grasso: prendere solo quello limpido e non la parte
scura e densa galleggiante. Mettere poi la pirofila in forno e cuocere per
almeno un’ora rimescolando di tanto in tanto. Quando si estrarrà dal forno la
porchetta lasciate comunque ancora nello stesso le patate, coprendole però con
della carta stagnola, abbassando la temperatura o eventualmente spegnendo il
forno.
Servite la porchetta affettata sopra un piatto e buon appetito.
Complimenti ;)
RispondiEliminagrazie un saluto!!!
EliminaBravi e complimenti per questa bellissima guida!
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